Intestazione



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domenica 26 agosto 2012

Cineforum – Piccoli e grandi film d'ogni tempo (V)

Angoscia (Gaslight, USA, 1944, b/n, 114 min)

Regia: George Cukor

Interpreti: Charles Boyer, Ingrid Bergman, Joseph Cotten, Dame May Whitty, Angela Lansbury

Soggetto: Patrick Hamilton

Sceneggiatura: John Van Druten, Walter Reisch, John L. Balderston

Fotografia: Joseph Ruttenberg

Genere: thriller

Musiche: Bronislau Caper




La trama: La giovane Paula Asquith (Bergman), ossessionata dal ricordo dell’omicidio della zia Alice, una famosa cantante lirica, al quale aveva praticamente assistito, sposa Gregory Anton (Boyer) che la convince a tornare a vivere nella londinese casa del delitto, per meglio esorcizzare le sue paure. Ma le cose, invece di migliorare, peggiorano: alcuni quadri di casa scompaiono dalle pareti, Paula smarrisce un gioiello, sente dei passi in soffitta, vede le luci a gas della casa abbassarsi senza alcuna ragione (da cui il titolo originale, luce a gas) e si sente inesorabilmente trascinata sull’orlo della pazzia, mentre nessuno le viene in aiuto, né il marito, che sembra anzi accusarla di squilibrio mentale, né la giovane domestica Nancy (Lansbury), che mostra apertamente di dispezzare la padrona.
La tesi della follia non convince però Brian Cameron (Cotten), affermato poliziotto di Scotland Yard, che indagherà caparbiamente fino a risolvere il mistero.

Il commento: Ci voleva George Cukor, il regista delle donne, per tirar fuori da Ingrid Bergman questo maestoso ritratto di una donna fragile, indifesa e mentalmente disturbata, che le valse con pieno merito il primo dei suoi premi Oscar da protagonista; neppure le sue intense interpretazioni nei gialli di Hitchcock (Io ti salverò, Notorius, l’amante perduta e Il peccato di Lady Considine) eguagliano questa Paula dolente e attonita.
Ma non è solo la grande interpretazione della Bergman a far annoverare questo film tra i classici del giallo d’ogni tempo, ma anche la suggestiva atmosfera londinese, tutta riprodotta in studio, anche nelle rare sequenze in esterno (Cedric Gibbons vinse l’Oscar per la miglior scenografia e Philip Ruttenberg ottenne una nomination come miglior direttore della fotografia), la regia attenta e impeccabile e una sceneggiatura drammatica e coinvolgente (anch’essa nominata per l’Oscar).
Charles Boyer (a sua volta nominato per l’Oscar) è un cattivo da antologia; Joseph Cotten è come sempre un attore dalle non comuni doti espressive e del tutto adeguato alla parte; la giovanissima Angela Lansbury, futura signora in giallo, è deliziosa nei panni di una servetta acida e maliziosa (e pure lei ricevette una nomination all’Oscar da non protagonista).

Curiosità: Dal titolo originale dell’opera è nato il termine inglese gaslighting, usato comunemente – anche se non ufficialmente – in psicologia, col significato di “violenza psicologica esercitata su una persona allo scopo di farla dubitare della propria percezione della realtà”; ciò che, per l’appunto, fa Gregory Anton nel film con la moglie Paula.
Come in numerosi altri casi (famoso quello di Alan Ladd, di statura bassissima e costantemente costretto a ricorrere a questi espedienti), anche Charles Boyer era più basso di statura di Ingrid Bergman, e girò le scene in cui si trovavano faccia a faccia stando sopra una scatola di legno.
L’esordiente Angela Lansbury compì diciotto anni nel corso delle riprese, e la troupe le organizzò una festicciola augurale sul set.
Per rendere meglio il carattere della protagonista (esemplare caso di professionalità attoriale!) Ingrid Bergman si recò in un istituto di malattie mentali per studiare i gesti e le espressioni dei pazienti.

Un saluto dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò