Intestazione



Le mie citazioni preferite

C'è gente che possiede una biblioteca come un eunuco un harem (Victor Hugo)
Il mediocre imita, il genio ruba (Oscar Wilde)
Amicus Plato, sed magis amica veritas – Mi è amico Platone, ma ancora più amica la verità (Aristotele)
Se devi parlare, fa' che le tue parole siano migliori del silenzio (Antico detto cinese)
Contro la stupidità neppure gli dei possono nulla (Friedrich Schiller)
Disapprovo le tue opinioni, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di esprimerle (Voltaire)
Lo stolto ha solo certezze; il sapiente non ha che dubbi (Socrate)
Sognatore è un uomo con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole (Ennio Flaiano)

mercoledì 24 ottobre 2012

Scherzi di ... Lingua

(Nota a margine: prosegue la serie di post duplicati dal mio vecchio blog a causa della sparizione dei testi originari. Chi avesse già letto e si ricordasse porti pazienza... e complimenti alla memoria! visto che son passati più di cinque anni).

DIZIONARIO FELINO   
or: what about four-letter words?

Disegno di Giampaolo Zecca per "Pick Wick"
Sembra ieri, ma sono passati anni da quando Cesare Zavattini esclamò per la prima volta: – Cazzo! – durante una trasmissione radiofonica, facendo scatenare torme di sociologi alla ricerca di – vere o presunte – funzioni liberatorie e iconoclaste del turpiloquio. E sembra ieri quando i liceali, alle prese coi primi rudimenti di trigonometria, sogghignavano sentendo parlare di seno dell’angolo. E che risate sotto i baffi! quando leggendo nell’Iliade della lite tra Achille ed Agamennone si arriva al punto in cui la mano del pelìde corre alla spada e dalla gran vagina/traendo la venia… Nessuno, ovviamente, sospetta che il Monti, gran traduttor de’ traduttor d’Omero, avesse in mente alcun doppio senso nell’uso del vocabolo vagina, inteso qui nel senso letterale di guaina, custodia; ma i ragazzi d’allora il doppio senso lo vedevano, eccome!
Oggi che in ogni dialogo circolano con indifferenza attributi sessuali di ogni genere esposti con pervicace nonchalanche, potrebbe apparire fuori luogo e un po’ démodé una riflessione sul turpiloquio e sui suoi termini peculiari, quelli che gli anglosassoni chiamano four-letter words, poiché in lingua inglese la maggior parte delle cosiddette parolaccefuck, cock, shit e così via – sono per l’appunto di quattro lettere. Da noi li chiamavano – e non so se fosse un uso regionale ligure o se fosse diffuso anche altrove; voi ve lo ricordate? – paroline del gatto, e mi son sempre chiesto per quale strano motivo i nostri felini domestici fossero additati come emblema del turpiloquio.
Ad ogni buon conto – e visti i tempi – vi propongo qui di seguito un piccolo glossario di parolacce rivisitate: chissà che, in quest’epoca di linguaggio libero e pittoresco, adottare qualcuno di questi elaborati eufemismi non possa avere lo stesso effetto di rottura dell’esclamazione zavattiniana di venti e più anni fa.

allogamo: da allós, altro, e gámos, nozze, questo termine potrebbe utilmente sostituire gli abusati gay, omosessuale, ed altri meno eleganti. Ovviamente utilizzabile anche il femminile allogama e il sostantivo allogamìa.
 
callipigia: già appellativo di Venere (lett. dalle belle natiche) si raccomanda, nel riferirsi alle grazie di una signora dalle forme opulente, in luogo del poco elegante culona.

crisobalano: termine attestato in italiano per indicare un arboscello dell’America latina. Dal greco chrysobalanos, ghianda d’oro, potrebbe essere utilizzato per designare quei maschi superdotati e dall’infaticabile attività sessuale.

fallocefalo: da phallós, membro virile, e kephalê, testa; già proposto in sede parlamentare negli anni sessanta da qualche onorevole buontempone in luogo del comune testa di c… non ha tuttavia trovato degna accoglienza. Appare peraltro vocabolo perfettamente congruo e ben formato.

falloforo: da phallós, come sopra, e phorein, portare in giro. Riproduce il significato scurrile che ha assunto il verbo italiano menare (originariamente sinonimo di portare). Utilizzabile anche il derivato falloforìa nel senso di menata. Da notare tuttavia che questi due termini sono già attestati nella lingua italiana, se pure con significato diverso, e cioè, rispettivamente: sacerdote del dio Priapo e processione in onore di Priapo.

gluteocapienza: dal verbo latino capere, prendere, afferrare, deriva questo sostantivo che designa l’azione di prendere per i fondelli il prossimo. Il vocabolo appare di uso piuttosto scomodo: che gluteocapienza! suona infatti più artificioso dell’originale che presa per il c…! Anche la variante gluteocaptazione, proponibile in sostituzione, non apporta sostanziali benefici.

mentulopensile: dal latino popolare mentula (di evidente significato, vista la diretta derivazione del siciliano minchia), potrebbe designare tutte quelle cose che si è usi invitare il prossimo ad attaccarsi, per l’appunto, al membro. Già adottato da Umberto Eco (che nel suo Secondo diario minimo propone come materia d’insegnamento una Fisica delle soluzioni mentulopensili) appare tuttavia d’uso poco pratico, soprattutto per la difficoltà di derivarne un verbo (ma mentulopenditelo! suona infatti decisamente peggio che non ma attàccatelo al…).

orchioclasta: da orchis, testicolo, e klásis, rottura, appare come un perfetto – ed elegante – equivalente di rompiballe. Anche il derivato orchioclastìa è perfettamente congruo: esclamare uh, che orchioclastìa! invece di uh, che rompimento! è senza dubbio da raccomandare anche al più pignolo dei puristi.

scatomittenza: dal greco skatós, escremento, indica l’azione di mettere nella m… qualcuno. Accettabili – per non dire raccomandabili – tutti i derivati: la forma verbale scatomettere, e i sostantivi scatomittente (chi compie l’azione) e scatomesso (chi la subisce).

scatomorfo: da skatós, come sopra, e morphé, forma, può utilmente sostituire uno dei più comuni insulti della lingua italiana. Analogamente utilizzabile il derivato scatomorfìa (ve lo immaginate Fantozzi/Villaggio esclamare: – La Corazzata Potemkin è una scatomorfìa pazzesca! – ?).

sodomotecnica: termine dal significato trasparente, designa ovviamente l’arte di metterlo in quel posto a qualcuno. Utilizzabile ad libitum in senso proprio o traslato senza particolari controindicazioni. Raccomandabile anche il derivato sodomotecnico per indicare chi quell’arte mette in pratica continuamente (il volgarmente detto mettìnculo).

Un saluto e un sorriso dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

giovedì 11 ottobre 2012

Cineforum – Piccoli e grandi film d'ogni tempo (VII)


Omicidio a luci rosse (Body Double, USA, 1984, col, 114 min)

Regia: Brian De Palma

Interpreti: Craig Wesson, Melanie Griffith, Deborah Shelton, Gregg Henry, Guy Boyd

Soggetto: Brian De Palma

Sceneggiatura: Brian De Palma, Robert J. Avrech

Fotografia: Stephen H. Burum

Genere: thriller

Musiche: Pino Donaggio



La trama: Jake Scully (Wesson), mediocre e sfortunato attore di film porno-horror a basso costo, si ritrova licenziato in tronco per aver rovinata una sequenza facendosi venire un attacco di claustrofobia nell’interpretare un vampiro chiuso nella bara; al ritorno a casa, trova la fidanzata a letto con un altro uomo...
Sull’orlo della disperazione, il povero Jake trova conforto in Sam Bouchard (Henry), un collega attore, conosciuto poco prima a un corso di recitazione, che gli procura un alloggio nella lussuosa casa di un conoscente – a suo dire – da dove Jake si diverte a spiare, con un telescopio, l’affascinante vicina di casa Gloria (Shelton) che ogni sera si esibisce, per proprio diletto, in un sensuale spogliarello, finendo con l’invaghirsene e col cercare in tutti i modi di conoscerla di persona.
La tragedia irrompe quando Scully assiste, in diretta e senza poterlo impedire, all’omicidio di Gloria, massacrata da uno sconosciuto con un trapano elettrico; sospettato dall’investigatore McLean (Boyd) e sconvolto per l’assassinio di Gloria, Jake riceve un altro colpo quando s’imbatte per caso, guardando un programma televisivo, nel trailer di un film a luci rosse dove la celebre pornostar Holly Body (Griffith) esegue uno spogliarello identico a quello di Gloria. Fingendosi un produttore di film porno, Jake contatta Holly, deciso a chiarire quella che non gli sembra una coincidenza. Ma gli eventi ben presto precipitano... Finale, ovviamente, a sorpresa.

Il commento: Uno dei gialli più controversi nella storia del cinema: denigrato all’uscita dalla critica statunitense, che arrivò al punto di conferire a De Palma il premio Razzie Award per il peggior regista dell’anno, fu invece accolto con entusiasmo dai commentatori nostrani, a partire da Paolo Mereghetti che gli assegna tre stelle e mezza (quasi il massimo), mentre Morando Morandini e Pino Farinotti si limitano a tre (valutazione comunque molto alta).
E in effetti da un lato il film appare come un coacervo di citazioni hitchcockiane buttate giù col mastello (da La donna che visse due volte e La finestra sul cortile le principali e immediate, ma si ritrovano tracce più sfumate anche di altri film, come Psycho o Intrigo internazionale); ma dall’altro la pellicola possiede una suggestione particolare e inquietante, ottenuta con mezzi registici raffinatissimi; le serate in cui Jake, nella solitudine dell’avveniristica casa di vetro, spia lo spogliarello di Gloria accompagnato dall’ipnotica colonna sonora di Pino Donaggio, il lungo pedinamento multiplo nei meandri del centro commerciale, sono sequenze che non si dimenticano.
Craig Wesson, nei panni di uno spaesato (e sfigato) attore, fa tenerezza dall’inizio alla fine, e Melanie Griffith è strepitosa nei panni della pornostar, mentre Guy Boyd fa il verso ai tanti investigatori di cui la storia del cinema giallo è cosparsa.

Curiosità: I componenti del complesso rock Frankie goes to Hollywood, all’epoca famosissimo, compaiono nelle vesti di loro stessi come partecipanti a un film porno (dove Jake fa la conoscenza di Holly).
La casa a forma di disco volante dove Sam ospita Jake è la celebre Malin House, detta anche Cemosphere, costruita a Los Angeles nel 1960 dall’architetto John Lautner.
L’omicidio col trapano elettrico è stato ripreso dal regista italiano Carlo Vanzina nel film Sotto il vestito niente, girato l’anno successivo; era però già stato adottato in un altro film italiano, Sette orchidee macchiate di rosso, girato nel 1971 da Umberto Lenzi.

Un saluto dal vostro
Cosimo PIovasco di Rondò

martedì 2 ottobre 2012

Revival XXXVII

We stood in the windy city,
The gypsy boy and I.
We slept on the breeze in the midnight
With the rain droppin' tears in our eyes.
And who's going to be the one
To say it was no good what we done?
I dare a man to say I'm too young,
For I'm going to try for the sun.


We huddled in a derelict building
And when he thought I was asleep
He laid his poor coat round my shoulder,
And shivered there beside me in a heap.
And who's going...


We sang and cracked the sky with laughter,
Our breath turned to mist in the cold.
Our years put together count to thirty,
But our eyes told the dawn we were old.
And who's going...


Mirror, mirror, hanging in the sky,
Won't you look down what's happening here below?
I stand here singing to the flowers,
So very few people really know.
And who's going...


We stood in the windy city,
The gypsy boy and I.
We slept on the breeze in the midnight,
With the rain droppin' tears in our eyes.
And who's going to be the one
To say it was no good what we done?
I dare a man to say I'm too young,
For I'm going to try for the sun.

(Donovan: To Try for the Sun)


Ce ne stavamo nella città ventosa,
Il ragazzo zingaro ed io.
Dormivamo nella brezza di mezzanotte
Con la pioggia che ci stillava lacrime negli occhi.
E chi sarà il primo
A dire che non era bello quel che facevamo?
Sfido chiunque a dire che sono troppo giovane,
Perchè sto andando a cercare il sole.


Stavamo rannicchiati in un edificio abbandonato
E quando lui pensò che mi fossi addormentato
Posò la sua povera giacca sulle mie spalle,
E mi si strinse accanto rabbrividendo.
E chi sarà il primo...


Cantavamo e spaccavamo il cielo a risate,
Col fiato che si condensava nel freddo.
I nostri anni messi insieme arrivavano a trenta,
Ma i nostri occhi dissero all'alba che eravamo vecchi.
E chi sarà il primo...


Specchio, specchio che pendi dal cielo,
Non vedi che sta succedendo qui da basso?
Me ne sto qui a cantare ai fiori,
Come pochissimi sanno davvero.
E chi sarà il primo...


Ce ne stavamo nella città ventosa,
Il ragazzo zingaro ed io.
Dormivamo nella brezza di mezzanotte
Con la pioggia che ci stillava lacrime negli occhi.
E chi sarà il primo
A dire che non era bello quel che facevamo?
Sfido chiunque a dire che sono troppo giovane,
Perchè sto andando a cercare il sole.



Buon ascolto dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò