Intestazione



Le mie citazioni preferite

C'è gente che possiede una biblioteca come un eunuco un harem (Victor Hugo)
Il mediocre imita, il genio ruba (Oscar Wilde)
Amicus Plato, sed magis amica veritas – Mi è amico Platone, ma ancora più amica la verità (Aristotele)
Se devi parlare, fa' che le tue parole siano migliori del silenzio (Antico detto cinese)
Contro la stupidità neppure gli dei possono nulla (Friedrich Schiller)
Disapprovo le tue opinioni, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di esprimerle (Voltaire)
Lo stolto ha solo certezze; il sapiente non ha che dubbi (Socrate)
Sognatore è un uomo con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole (Ennio Flaiano)

domenica 19 agosto 2012

Interviste (2) – A me stesso

Già due o tre commentatrici del post precedente (o nei loro commenti, o sui loro blog o altrove) mi hanno chiesto di intervenire e di partecipare al gioco in prima persona.
Lo faccio in un post (privilegi del titolare di un blog!) anziché in un commento; chi voglia continuare il gioco può commentare indifferentemente nel post precedente (per maggiore uniformità) o in questo (per maggiore snellezza: la lista dei commenti si sta allungando all'inverosimile). Insomma scegliete voi.
Poiché nessuno mi ha poste domande diverse risponderò alle mie; troverete – anche per rispetto alla brevità – dei link a miei post precedenti, il che mi pare spontaneo, visto che, come ha giustamente notato la povna in un suo commento, tali domande se l'è poste praticamente ogni blogger che si rispetti, e in qualche modo ha pure risposto nel corso della sua avventura blogghistica; scopo di questo gioco è, per l'appunto, accorpare tali risposte e confrontarle.
E dunque, si vada a cominciare...

  1. perché un blog? quali sono state le tue motivazioni nell'affacciarti per la prima volta in blogosfera? 
    R: dire "la disperazione" sarebbe eccessivo, "la noia" troppo poco. In ogni caso stavo male (anche e soprattutto psicologicamente) in quel periodo; un'amica della vita reale, già blogger da tempo su Splinder, tentava di convincermi ad aprire a mia volta un blog, ottenendone sempre netti rifiuti: ero diffidente nei confronti della rete, la consideravo luogo da adolescenti brufolosi e arrapati e da casalinghe inquiete (proprio così le dissi!); infine, in una sera particolarmente cupa, mi decisi a cliccare su quel crea il tuo blog gratis che occhieggiava in fondo alla home page di Splinder, convinto che mi sarei stancato in pochi giorni, se non ore...
    Dopo una settimana, come dissi
    QUI, stavo già cambiando idea...
  2. quando? da quanto tempo gestisci un blog?
    R: dal 4 Dicembre 2006
  3. quante volte? (sì, lo so che sembro un po' il prete nel confessionale... ma un po' di confessione in questo gioco ci sta) quante piattaforme hai cambiate? quali? perché? quali ti sono piaciute di più e quali meno?
    R: due, su Splinder fino alla chiusura, poi su Blogspot; per riprendere ho provato anche Wordpress, iobloggo e logga.me, nessuna mi è piaciuta in particolar modo e ho scelto il male minore; mi piaceva Splinder per la sua community piuttosto chiusa e unita, il che aveva però i suoi svantaggi, e ne parlerò più avanti;
  4. più delusioni o piacevoli sorprese nella tua vita in blogosfera?
    R: in assoluto inaspettate e piacevoli sorprese; me ne sono accorto subito – come dico
    QUI e QUI, ad esempio – e come l'esperienza successiva e anche recente mi ha confermato;
  5. quante volte hai pensato di rinunciare e hai cambiata idea?
    R
    : una sola: devo ammetterlo, presi la chiusura di Splinder come una sorta di tradimento; la sua comunità chiusa che rendeva difficoltoso il colloquio con gli utenti di altre piattaforme – e per converso molto stretto e immediato quello con gli altri splinderiani, con le liste amici (che rimpiango ancora adesso), i PVT, le lucine che segnalavano la presenza in rete, la lista commenti propri (anche questa mi manca) – mi fece pensare che, spostandomi/ci su altre piattaforme, il gruppo si sarebbe inevitabilmente frammentato e disperso in mille rivoli.
    Non era vero, le piattaforme su cui siamo ora sono di gran lunga più aperte e comunicano tra loro con facilità, e in definitiva mi sono un po' pentito per aver aspettato tanto; e ringrazio pubblicamente chi (Elisa, Katherine, Violetta, Linda, Titti... e se dimentico qualcuno mi perdoni) mi ha affettuosamente incoraggiato a riprendere;
  6. descrivi il perché del tuo nickname (e del tuo avatar, se vuoi);
    R: il mio nickname in rete è stato per lungo tempo Lion (ancora oggi, su Messenger, per salutare ho un leoncino che agita la zampina invece del solito Ciao animato che usano tutti); me lo appioppò una collaboratrice di quando dirigevo una rivista, che a sua volta si firmava The Tiger, e mi piacque. Splinder fu il primo sito a rifiutarmelo, in quella famosa sera; non volli interrompere la registrazione e dovetti inventarmi lipperlì qualcosa di nuovo; il primo che funzionò fu Cosimopiovasco, suggeritomi dal fatto di aver appena terminato di scrivere un articolo sui personaggi di Italo Calvino. In seguito mi ci affezionai talmente da usarlo in continuazione; oggi sono Cosimo per tutti, in rete.
    L'avatar è un'illustrazione che trovai in rete tempo prima e che avevo già usata per una rubrica della rivista di cui sopra; mi piaceva il suo simbolismo delle pagine del libro che volano a comunicare emozioni nel mondo. Dopo che (abbastanza presto) il mio anonimato di blogger si dissolse, avrei anche potuto usare una foto (e qui su Blogspot c'è, nel Chi sono), ma a quel segno distintivo non ho più voluto rinunciare.
  7. hai mai cancellato un commento o bloccato un utente? se sì, perché?
    R: commenti ne ho cancellati tanti, ma sempre e solo per cause tecniche, e non ho mai bloccato nessuno; assertore come sono del vietato vietare, accetto di ricorrere alla violenza (e cancellare  – o anche solo moderare – i commenti per me È una forma di violenza, o comunque di censura) solo in casi estremi di legittima difesa, e per fortuna non ne ho avuto bisogno. La mia massima forma di intolleranza la potete leggere
    QUI.
  8. scrivi più per te stesso/a o per gli altri?
    R: se scrivessi per me stesso terrei un diario chiuso a chiave e non lo farei leggere a nessuno, cosa che non ho mai fatta neppure nell'infanzia. Domanda superflua nel mio caso, ma l'ho inserita notando quanto sia vivo in rete il dibattito su questo argomento;
  9. che cosa pensi dei blog privati?
    R: di primo acchito anch'io li considero ossimori, contraddizioni in termini... ma al solito non mi sento di generalizzare: il mio blog ha fatto in fretta a diventare completamente pubblico, rivelando nome data di nascita foto biografie interviste e quant'altro su di me... Ma ne conosco alcuni per i quali la segretezza e l'anonimato sono questioni vitali; e non solo in senso metaforico, i proprietari rischierebbero grosso ad essere identificati; ed è praticamente impossibile scrivere di se stessi in assoluta sincerità senza lasciare qualche traccia che potrebbe permettere l'identificazione... Quindi in casi estremi li considero una triste necessità... anche se sinceramente sospetto che al 90% si tratti di un atteggiamento... sì, insomma, un tirarsela un po'...
  10. racconta un aneddoto (o due, o tre...) particolarmente significativo della tua vita in blogosfera.
    R: Il primo (entrambi sono legati al mio nick): incontrai tempo fa una blogger che aveva intitolato il suo blog La moglie di Cosimo. Commentai ovviamente con qualcosa come "Oh, bella! Mica lo sapevo di avere una moglie su Splinder!". Ne nacque una simpatica corrispondenza su entrambi i blog che si guastò tuttavia quasi subito: caratteri spigolosi entrambi, non gradimmo alcune osservazioni fatte dall'altro/a e polemizzammo un po'... In modo comunque garbato, intendiamoci, senza ban né cancellazione di commenti, ma la reciproca frequentazione si affievolì fino a cessare del tutto.
    Il secondo: in una delle tante catene (di cui questa potrebbe anche essere un esempio) si chiedeva di rispondere a domande personali citando titoli di libri. Un tale rispose alla prima domanda "Sei maschio o femmina?" con "Il barone rampante". Intervenni sul suo blog con aria fintamente arrabbiata invocando il copyright e diffidandolo dall'usare quel titolo che spettava solo a me. Anche in questo caso ne venne fuori uno scambio di battute che fece sorridere pure gli altri visitatori. Ma anche con lui non s'instaurò mai una vera amicizia, ci perdemmo di vista abbastanza in fretta.
Un saluto e un sorriso dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

sabato 18 agosto 2012

Interviste – Perché un blog

Dedicato a Sheryl


Per sua stessa ammissione, non è stata Sheryl a inventare questo progetto; ma io l'ho scovato su un suo POST, e i miei debiti sono uso riconoscerli.
Come mia abitudine, cambio le regole a mio piacimento, e dunque:
  • il gioco consiste nell'intervistare una serie di blogger amici;
  • chi è intervistato deve rispondere alle domande con un commento sul post dell'intervistatore;
  • è facoltativo proseguire il gioco, cioè ripubblicare le risposte sul proprio blog e, se gradito, coinvolgere altri amici (mi piacerebbe che chi lo fa lasciasse traccia nel commento, per permettere a tutti di andare a leggere);
  • è ugualmente facoltativo modificare le domande, cancellarne alcune e aggiungerne di nuove;
  • le domande sono le stesse per tutti, sono evitati riferimenti diretti ad un blog in particolare (almeno nella mia versione), quindi devono essere il più possibile universali.


Ed ecco le dieci domande che rivolgo ai miei amici (le domande sono in grassetto, le aggiunte in carattere normale sono esplicative):
  1. perché un blog? quali sono state le tue motivazioni nell'affacciarti per la prima volta in blogosfera?
  2. quando? da quanto tempo gestisci un blog?
  3. quante volte? (sì, lo so che sembro un po' il prete nel confessionale... ma un po' di confessione in questo gioco ci sta) quante piattaforme hai cambiate? quali? perché? quali ti sono piaciute di più e quali meno?
  4. più delusioni o piacevoli sorprese nella tua vita in blogosfera?
  5. quante volte hai pensato di rinunciare e hai cambiata idea?
  6. descrivi il perché del tuo nickname (e del tuo avatar, se vuoi);
  7. hai mai cancellato un commento o bloccato un utente? se sì, perché?
  8. scrivi più per te stesso/a o per gli altri?
  9. che cosa pensi dei blog privati?
  10. racconta un aneddoto (o due, o tre...) particolarmente significativo della tua vita in blogosfera.
Non nomino nessuno direttamente, ma spedirò un invito circolare a tutti gli amici in rete; se dimentico qualcuno mi perdoni e, se gli piace, partecipi; allo stesso modo può partecipare chi passasse da qui per caso.
Ovviamente non do il buon esempio: troverei perlomeno ridicolo intervistare me stesso. Ma se qualcuno è curioso può tranquillamente rimbalzarmi il gioco, con le stesse domande o con altre, non mi sottrarrò.

Un saluto dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

mercoledì 15 agosto 2012

Revival XXXIV

Scherza coi fanti e lascia stare i Santi, si diceva una volta; nel video qui sotto i mitici Gufi dimostrano come sia possibile scherzare anche coi santi, quando non vengano meno il buon gusto e il rispetto. Ciò non impedì al quartetto milanese (come ricorda Nanni Svampa nell'introduzione) di beccarsi, nel clima bigotto e benpensante degli anni '60, una denuncia per vilipendio della religione, finita ovviamente nel nulla.
Sulla canzone Sant'Antonio allu desertu ho trovate, in rete, poche e frammentarie notizie: tutti sono concordi nel considerarla un canto popolare anonimo, chi dice abruzzese e chi pugliese; qualcuno addirittura napoletano, ma evidentemente sbagliando di grosso. Di sicuro è un'opera recente, non anteriore al secolo scorso, visto che vi si parla di farsi la permanente ai capelli... E mi sembra perlomeno strano che di una canzone del XX secolo non si conosca l'autore.
Merita forse ricordare che il Sant'Antonio di cui si parla non è, come alcuni erroneamente credono (ho trovato addirittura su un blog un vecchio post con la canzone riportata anche qui, pubblicato il 13 giugno in occasione della ricorrenza – sic!), il santo portoghese che svolse la sua opera a Padova nel XIII secolo, praticamente coetaneo di Francesco d'Assisi e festeggiato, per l'appunto, il 13 giugno; si tratta bensì di Sant'Antonio Abate, di quasi un millennio precedente, che visse da anacoreta nel deserto della Tebaide attorno al IV secolo e che – secondo la tradizione – fu per tutta la vita assediato e tormentato dal demonio (tema scherzosamente ripreso dalla canzone), del quale si celebra la ricorrenza il 17 gennaio.
Santo chiamato per l'appunto, nel linguaggio popopare, Sant'Antonio del deserto o anche Sant'Antonio del fuoco (da lui proviene il nome fuoco di Sant'Antonio per la malattia herpes zoster). In Lombardia lo chiamano anche Sant'Antoni del purcel sia per l'iconografia che lo raffigura spesso in compagnia di un maiale e che ne fa il protettore dei raccolti e degli animali domestici, sia perché la sua festa cade nel periodo tradizionalmente dedicato alla macellazione dei maiali.
Per concludere, quella che ho scelta non è la versione originale dei Gufi, ma una loro esibizione televisiva di una quindicina d'anni posteriore, in occasione di una reunion che li vide tornare a collaborare per un breve periodo (i Gufi si sciolsero ufficialmente nel 1969); ho trovato irresistibili le smorfie di Gianni Magni, lo scarno accompagnamento alla sola chitarra di Lino Patruno, con Magni e Brivio che fanno gli strumenti con la voce...


Buon ascolto dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

sabato 11 agosto 2012

Poesia d'autore

I' cominciai: – Poeta, volentieri
parlerei a que’ duo che insieme vanno
e paiono sì al vento esser leggieri.

Ed egli a me: – Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor gli prega
per quell’amor che i mena, e quei verranno.

Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: – O anime affannate,
venite a noi parlar, s’altri nol niega.

Quali colombe dal disio chiamate,
con l’ali alzate e ferme, al dolce nido
vengon per l’aer dal voler portate;

cotali uscir dalla schiera ov’è Dido,
a noi venendo per l’aer maligno
sì forte fu l’affettuoso grido.

– O animal grazioso e benigno,
che visitando vai per l’aer perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,

se fosse amico il re dell’universo,
noi pregheremmo lui della tua pace,
poiché hai pietà del nostro mal perverso.

Di quel che udire e che parlar ti piace
noi udiremo e parleremo a vui,
mentre che il vento, come fa, si tace.

Siede la terra, dove nata fui,
sulla marina dove il Po discende
per aver pace co’ seguaci sui.

Amor, che a cor gentil ratto s’apprende,
prese costui della bella persona
che mi fu tolta, e il modo ancor m’offende.

Amor, che a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte
che, come vedi, ancor non m’abbandona.

Amor condusse noi ad una morte;
Caina attende chi vita ci spense.
Queste parole da lor ci fur porte.

Da che io intesi quelle anime offense,
chinai il viso, e tanto ‘l tenni basso,
finché il poeta mi disse: – Che pense?

Quando risposi, cominciai: – O lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo.

Poi mi rivolsi a loro, e parlai io,
e cominciai: – Francesca, i tuoi martiri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.

Ma dimmi: al tempo de’ dolci sospiri,
a che e come concedette amore,
che conosceste i dubbiosi desiri?

Ed ella a me:– Nessun maggior dolore,
che ricordarsi del tempo felice
nella miseria; e ciò sa il tuo dottore.

Ma se a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
farò come colui che piange e dice.

Noi leggevamo un giorno per diletto
di Lancillotto, e come amor lo strinse:
soli eravamo e senz’alcun sospetto.

Per più fiate gli occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso:
ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante,
costui, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi baciò, tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse;
quel giorno più non vi leggemmo avante.

Mentre che l’uno spirto questo disse,
l’altro piangeva sì che di pietade
io venni men così com’io morisse;

e caddi, come corpo morto cade.

(Inferno, V, 73/142)



Buon ascolto dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

giovedì 9 agosto 2012

Nina, oh Nina! (Coppie tragiche V)

Nina Giustiniani
Ricorre oggi l'anniversario della nascita di un'importante figura del risorgimento italiano, forse non da tutti conosciuta al pari di altri protagonisti del periodo (eh, sì, anche la storia d'Italia è un filino maschilista, tocca ammetterlo).
La marchesa Anna Schiaffino Giustiniani, detta Nina, nacque a Parigi il 9 Agosto 1807 dal barone Giuseppe Schiaffino di Recco; andò sposa a diciannove anni al marchese Stefano Giustiniani, dal quale ebbe tre figli.
Sono note le sue simpatie per i movimenti patriottici dell'epoca, in particolare per la Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. Il suo salotto genovese fu frequentato da figure di spicco del risorgimento; vi si tennero attività di propaganda e di raccolta fondi a favore dei rivoluzionari italiani; all'interno di esso, nel 1830, Nina Giustiniani conobbe (e se ne innamorò) il futuro artefice, anni dopo, della definitiva unità d'Italia, Camillo Benso conte di Cavour, a quei tempi ventenne ufficiale del genio militare.
Cavour, figura conosciutissima del risorgimento, ebbe rapporti ambigui con varie donne, sempre tra il sentimentale e il politico, sui quali la storia ufficiale generalmente sorvola; in un precedente post già parlai di Virginia Oldoini, contessa di Castiglione, detta la vulva d'oro del risorgimento italiano, forse amante del conte, forse solamente suo strumento nel favorire, seducendo l'imperatore Napoleone III, l'alleanza tra Francia e Regno di Sardegna.
Cavour a vent'anni
Nina Giustiniani (sembra sia stato proprio Cavour ad attribuirle per primo il diminutivo col quale passerà alla storia) era già morta da tempo quando il conte tesseva i suoi intrighi con Virginia; ma la relazione tra Nina e Camillo appare di gran lunga più sincera e disinteressata dell'altra.
Di sicuro lo fu da parte di lei: il suo copioso epistolario (più di centocinquanta lettere in un solo anno, e a quei tempi non c'era la posta elettronica, e neppure quella prioritaria) testimonia un amore appassionato ed esclusivo, che si tinge di disperazione quando sente il suo amante allontanarsi da lei: Cavour, che pure in certi periodi corrispose con passione, era troppo volubile e troppo preso dalla politica, dal gioco e dalla vita mondana, per ricambiarla con pari intensità.
L'ultimo incontro tra i due avvenne a Voltri nell'autunno del 1834; da allora Nina continuerà a scrivere lettere appassionate a Camillo (alcune addirittura in genovese) ricevendone risposte sempre più tiepide e sprofondando sempre più nella depressione e nell'instabilità mentale.
Il 30 Aprile 1841, all'età di trentatré anni e dopo altri due tentativi di suicidio andati a vuoto, Nina Giustiniani trovò alfine la sospirata morte gettandosi dalla finestra di palazzo Lercari a Genova, allora sua residenza. Nella sua ultima lettera a Cavour scrisse:
“La donna che ti amava è morta. Ella non era bella, aveva sofferto troppo. Quel che le mancava lo sapeva meglio di te. È morta, dico, e in questo dominio della morte ha incontrato antiche rivali. Se essa ha ceduto loro la palma della bellezza nel mondo ove i sensi vogliono essere sedotti, qui ella le supera tutte: nessuna ti ha amato come lei. Nessuna!”.

Un saluto dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò