Intestazione



Le mie citazioni preferite

C'è gente che possiede una biblioteca come un eunuco un harem (Victor Hugo)
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Amicus Plato, sed magis amica veritas – Mi è amico Platone, ma ancora più amica la verità (Aristotele)
Se devi parlare, fa' che le tue parole siano migliori del silenzio (Antico detto cinese)
Contro la stupidità neppure gli dei possono nulla (Friedrich Schiller)
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Lo stolto ha solo certezze; il sapiente non ha che dubbi (Socrate)
Sognatore è un uomo con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole (Ennio Flaiano)

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martedì 4 dicembre 2012

Auguri! (riflessioni atto nono)

Oggi questo blog compie sei anni; nacque la sera del 4 Dicembre 2006, con un post timido ed esitante (che riporto QUI per far sorridere chi avesse voglia di andarlo a rivedere), senza nessuna idea precisa di che cosa volessi fare in blogosfera e con molto poche aspettative dalla stessa.
Sei anni sono un sacco di tempo in rete, anche se a ripensarsi, come sempre accade, sembra sia successo ieri: invece sono successe un mare di cose, ma tra alti e bassi, con qualche sbandamento (in particolare a seguito della chiusura di Splinder un anno fa), questo piccolo spazio è sempre andato avanti e, mi auguro, continuerà a farlo anche in futuro.
Mi spiace che la ricorrenza sia capitata in un momento di scarsa vena da parte del sottoscritto: mi scuso ancora una volta con tutti per le mie assenze, ma tengo a precisare che non abbandonerò mai del tutto la rete senza preavviso. Magari a volte sarò più assiduo, altre meno, ma non è mia abitudine andarmene senza salutare.
Un ringraziamento a tutti quelli che mi sono stati vicini e mi hanno seguito in questo non breve periodo. E per farmi perdonare questo post un po' raffazonato e banalotto, vi lascio con una bella canzone.


Un saluto e un abbraccio dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

martedì 11 settembre 2012

Interviste (3) – Conclusioni

Come promesso, dedico questa ulteriore puntata (QUI e QUI le precedenti, per chi passasse da questi paraggi per la prima volta e/o non le avesse viste) ad una veloce analisi delle risposte ottenute.
Non compilerò una vera statistica, con tanto di tabelle e dati incrociati, come a rigore si dovrebbe fare; mi limiterò a condividere le impressioni ricevute dalla lettura delle vostre risposte (e dal confronto con le mie). Forse superfluo sottolineare che questa non è una fotografia dell'intero universo dei blog, ma soltanto della mia cerchia di amici, quindi di un campione assolutamente non rappresentativo della totalità dei blogger... ma altrettanto assolutamente rappresentativo, invece, di quella tipologia di blogger coi quali mi sento personalmente in sintonia.


  • Dalle risposte alla prima domanda, Perché un blog? balzano all'occhio due motivazioni: la fuga dalla solitudine in periodi difficili della propria vita, e l'imitazione di chi ha aperto un blog seguendo l'esempio di amici o familiari;
  • non stupisce, visti i miei trascorsi, che la maggioranza degli intervistati siano transfughi di Splinder, costretti a trasferirsi su altra piattaforma a causa della sua chiusura;
  • un dato curioso, a mio vedere, riguarda le mutate abitudini della blogosfera: mentre qualche anno fa la prassi era l'assoluta anonimità (vera o apparente che fosse), la tendenza dei blogger più recenti è invece quella di presentarsi col proprio nome (e anche cognome, a volte) come nick e con una foto propria come avatar;
  • praticamente unanimi i commenti alla domanda 4), più delusioni o piacevoli sorprese? dove tutti confermano la seconda ipotesi; spicca la voce fuori dal coro di Alidada (e parzialmente di suzieq che salomonicamente dichiara metà e metà). Noterei però che con ogni probabilità i veri delusi hanno abbandonata da tempo l'avventura, e i loro commenti non potremo leggerli mai.
Non voglio farla troppo lunga; se a qualcuno fosse rimasto impresso qualcosa che ho trascurato lo dica nei commenti.

E voglio concludere con una nota leggera e sorridente, assegnando a mia volta un simbolico riconoscimento (secondo il mio gusto personale) ad alcuni degli intervistati;
  • Miglior titolo del blog: a Panta Rei di Albafucens;
  • Miglior nick: ad Alidada; le motivazioni della scelta le ha spiegate nel suo blog, ma non sono riuscito a rintracciare il post; chi è interessato può chiedere a lei;
  • Miglior avatar: il profilo stilizzato di Jane Eyre in b/n di Linda;
  • E non può mancare un premio semplicità, per il blog con gli attributi più spontanei e meno fantasiosi: a Katherine, che usa come nick la traduzione del suo nome, come avatar una sua foto in primo piano, come titolo del blog un essenziale VI RACCONTO...
Grazie a tutti per la vostra entusiasta e affettuosa partecipazione. Un saluto dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

domenica 19 agosto 2012

Interviste (2) – A me stesso

Già due o tre commentatrici del post precedente (o nei loro commenti, o sui loro blog o altrove) mi hanno chiesto di intervenire e di partecipare al gioco in prima persona.
Lo faccio in un post (privilegi del titolare di un blog!) anziché in un commento; chi voglia continuare il gioco può commentare indifferentemente nel post precedente (per maggiore uniformità) o in questo (per maggiore snellezza: la lista dei commenti si sta allungando all'inverosimile). Insomma scegliete voi.
Poiché nessuno mi ha poste domande diverse risponderò alle mie; troverete – anche per rispetto alla brevità – dei link a miei post precedenti, il che mi pare spontaneo, visto che, come ha giustamente notato la povna in un suo commento, tali domande se l'è poste praticamente ogni blogger che si rispetti, e in qualche modo ha pure risposto nel corso della sua avventura blogghistica; scopo di questo gioco è, per l'appunto, accorpare tali risposte e confrontarle.
E dunque, si vada a cominciare...

  1. perché un blog? quali sono state le tue motivazioni nell'affacciarti per la prima volta in blogosfera? 
    R: dire "la disperazione" sarebbe eccessivo, "la noia" troppo poco. In ogni caso stavo male (anche e soprattutto psicologicamente) in quel periodo; un'amica della vita reale, già blogger da tempo su Splinder, tentava di convincermi ad aprire a mia volta un blog, ottenendone sempre netti rifiuti: ero diffidente nei confronti della rete, la consideravo luogo da adolescenti brufolosi e arrapati e da casalinghe inquiete (proprio così le dissi!); infine, in una sera particolarmente cupa, mi decisi a cliccare su quel crea il tuo blog gratis che occhieggiava in fondo alla home page di Splinder, convinto che mi sarei stancato in pochi giorni, se non ore...
    Dopo una settimana, come dissi
    QUI, stavo già cambiando idea...
  2. quando? da quanto tempo gestisci un blog?
    R: dal 4 Dicembre 2006
  3. quante volte? (sì, lo so che sembro un po' il prete nel confessionale... ma un po' di confessione in questo gioco ci sta) quante piattaforme hai cambiate? quali? perché? quali ti sono piaciute di più e quali meno?
    R: due, su Splinder fino alla chiusura, poi su Blogspot; per riprendere ho provato anche Wordpress, iobloggo e logga.me, nessuna mi è piaciuta in particolar modo e ho scelto il male minore; mi piaceva Splinder per la sua community piuttosto chiusa e unita, il che aveva però i suoi svantaggi, e ne parlerò più avanti;
  4. più delusioni o piacevoli sorprese nella tua vita in blogosfera?
    R: in assoluto inaspettate e piacevoli sorprese; me ne sono accorto subito – come dico
    QUI e QUI, ad esempio – e come l'esperienza successiva e anche recente mi ha confermato;
  5. quante volte hai pensato di rinunciare e hai cambiata idea?
    R
    : una sola: devo ammetterlo, presi la chiusura di Splinder come una sorta di tradimento; la sua comunità chiusa che rendeva difficoltoso il colloquio con gli utenti di altre piattaforme – e per converso molto stretto e immediato quello con gli altri splinderiani, con le liste amici (che rimpiango ancora adesso), i PVT, le lucine che segnalavano la presenza in rete, la lista commenti propri (anche questa mi manca) – mi fece pensare che, spostandomi/ci su altre piattaforme, il gruppo si sarebbe inevitabilmente frammentato e disperso in mille rivoli.
    Non era vero, le piattaforme su cui siamo ora sono di gran lunga più aperte e comunicano tra loro con facilità, e in definitiva mi sono un po' pentito per aver aspettato tanto; e ringrazio pubblicamente chi (Elisa, Katherine, Violetta, Linda, Titti... e se dimentico qualcuno mi perdoni) mi ha affettuosamente incoraggiato a riprendere;
  6. descrivi il perché del tuo nickname (e del tuo avatar, se vuoi);
    R: il mio nickname in rete è stato per lungo tempo Lion (ancora oggi, su Messenger, per salutare ho un leoncino che agita la zampina invece del solito Ciao animato che usano tutti); me lo appioppò una collaboratrice di quando dirigevo una rivista, che a sua volta si firmava The Tiger, e mi piacque. Splinder fu il primo sito a rifiutarmelo, in quella famosa sera; non volli interrompere la registrazione e dovetti inventarmi lipperlì qualcosa di nuovo; il primo che funzionò fu Cosimopiovasco, suggeritomi dal fatto di aver appena terminato di scrivere un articolo sui personaggi di Italo Calvino. In seguito mi ci affezionai talmente da usarlo in continuazione; oggi sono Cosimo per tutti, in rete.
    L'avatar è un'illustrazione che trovai in rete tempo prima e che avevo già usata per una rubrica della rivista di cui sopra; mi piaceva il suo simbolismo delle pagine del libro che volano a comunicare emozioni nel mondo. Dopo che (abbastanza presto) il mio anonimato di blogger si dissolse, avrei anche potuto usare una foto (e qui su Blogspot c'è, nel Chi sono), ma a quel segno distintivo non ho più voluto rinunciare.
  7. hai mai cancellato un commento o bloccato un utente? se sì, perché?
    R: commenti ne ho cancellati tanti, ma sempre e solo per cause tecniche, e non ho mai bloccato nessuno; assertore come sono del vietato vietare, accetto di ricorrere alla violenza (e cancellare  – o anche solo moderare – i commenti per me È una forma di violenza, o comunque di censura) solo in casi estremi di legittima difesa, e per fortuna non ne ho avuto bisogno. La mia massima forma di intolleranza la potete leggere
    QUI.
  8. scrivi più per te stesso/a o per gli altri?
    R: se scrivessi per me stesso terrei un diario chiuso a chiave e non lo farei leggere a nessuno, cosa che non ho mai fatta neppure nell'infanzia. Domanda superflua nel mio caso, ma l'ho inserita notando quanto sia vivo in rete il dibattito su questo argomento;
  9. che cosa pensi dei blog privati?
    R: di primo acchito anch'io li considero ossimori, contraddizioni in termini... ma al solito non mi sento di generalizzare: il mio blog ha fatto in fretta a diventare completamente pubblico, rivelando nome data di nascita foto biografie interviste e quant'altro su di me... Ma ne conosco alcuni per i quali la segretezza e l'anonimato sono questioni vitali; e non solo in senso metaforico, i proprietari rischierebbero grosso ad essere identificati; ed è praticamente impossibile scrivere di se stessi in assoluta sincerità senza lasciare qualche traccia che potrebbe permettere l'identificazione... Quindi in casi estremi li considero una triste necessità... anche se sinceramente sospetto che al 90% si tratti di un atteggiamento... sì, insomma, un tirarsela un po'...
  10. racconta un aneddoto (o due, o tre...) particolarmente significativo della tua vita in blogosfera.
    R: Il primo (entrambi sono legati al mio nick): incontrai tempo fa una blogger che aveva intitolato il suo blog La moglie di Cosimo. Commentai ovviamente con qualcosa come "Oh, bella! Mica lo sapevo di avere una moglie su Splinder!". Ne nacque una simpatica corrispondenza su entrambi i blog che si guastò tuttavia quasi subito: caratteri spigolosi entrambi, non gradimmo alcune osservazioni fatte dall'altro/a e polemizzammo un po'... In modo comunque garbato, intendiamoci, senza ban né cancellazione di commenti, ma la reciproca frequentazione si affievolì fino a cessare del tutto.
    Il secondo: in una delle tante catene (di cui questa potrebbe anche essere un esempio) si chiedeva di rispondere a domande personali citando titoli di libri. Un tale rispose alla prima domanda "Sei maschio o femmina?" con "Il barone rampante". Intervenni sul suo blog con aria fintamente arrabbiata invocando il copyright e diffidandolo dall'usare quel titolo che spettava solo a me. Anche in questo caso ne venne fuori uno scambio di battute che fece sorridere pure gli altri visitatori. Ma anche con lui non s'instaurò mai una vera amicizia, ci perdemmo di vista abbastanza in fretta.
Un saluto e un sorriso dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

sabato 18 agosto 2012

Interviste – Perché un blog

Dedicato a Sheryl


Per sua stessa ammissione, non è stata Sheryl a inventare questo progetto; ma io l'ho scovato su un suo POST, e i miei debiti sono uso riconoscerli.
Come mia abitudine, cambio le regole a mio piacimento, e dunque:
  • il gioco consiste nell'intervistare una serie di blogger amici;
  • chi è intervistato deve rispondere alle domande con un commento sul post dell'intervistatore;
  • è facoltativo proseguire il gioco, cioè ripubblicare le risposte sul proprio blog e, se gradito, coinvolgere altri amici (mi piacerebbe che chi lo fa lasciasse traccia nel commento, per permettere a tutti di andare a leggere);
  • è ugualmente facoltativo modificare le domande, cancellarne alcune e aggiungerne di nuove;
  • le domande sono le stesse per tutti, sono evitati riferimenti diretti ad un blog in particolare (almeno nella mia versione), quindi devono essere il più possibile universali.


Ed ecco le dieci domande che rivolgo ai miei amici (le domande sono in grassetto, le aggiunte in carattere normale sono esplicative):
  1. perché un blog? quali sono state le tue motivazioni nell'affacciarti per la prima volta in blogosfera?
  2. quando? da quanto tempo gestisci un blog?
  3. quante volte? (sì, lo so che sembro un po' il prete nel confessionale... ma un po' di confessione in questo gioco ci sta) quante piattaforme hai cambiate? quali? perché? quali ti sono piaciute di più e quali meno?
  4. più delusioni o piacevoli sorprese nella tua vita in blogosfera?
  5. quante volte hai pensato di rinunciare e hai cambiata idea?
  6. descrivi il perché del tuo nickname (e del tuo avatar, se vuoi);
  7. hai mai cancellato un commento o bloccato un utente? se sì, perché?
  8. scrivi più per te stesso/a o per gli altri?
  9. che cosa pensi dei blog privati?
  10. racconta un aneddoto (o due, o tre...) particolarmente significativo della tua vita in blogosfera.
Non nomino nessuno direttamente, ma spedirò un invito circolare a tutti gli amici in rete; se dimentico qualcuno mi perdoni e, se gli piace, partecipi; allo stesso modo può partecipare chi passasse da qui per caso.
Ovviamente non do il buon esempio: troverei perlomeno ridicolo intervistare me stesso. Ma se qualcuno è curioso può tranquillamente rimbalzarmi il gioco, con le stesse domande o con altre, non mi sottrarrò.

Un saluto dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

lunedì 6 agosto 2012

Gli oggetti del tempo andato

Dedicato a Elisa

È stato un post di Elisa (leggerevolare) a proposito di un libro scritto da Francesco Guccini, a convincermi a ripubblicare questo mio post, comparso su Splinder circa quattro anni fa.

Abituati come siamo a convivere con personal computer, connessioni wireless, auricolari bluetooth e altre diavolerie del genere, quasi ci sorprendiamo nel rivedere oggetti che fino a qualche decennio fa erano d'uso comune e che oggi possono sembrare pezzi di antiquariato.
Ve ne presento alcuni che ho avuto modo di vedere in uso nella mia infanzia, sperando di destare un sorriso di nostalgia tra gli amici della mia età, e la curiosità di quelli delle generazioni successive (le foto sono di repertorio, ma ho avuto cura di scegliere gli oggetti più somiglianti a quelli che ho personalmente usato, o visto usare):

Il macinino: ai tempi in cui si era ben lontani dal trovare nei negozi le odierne confezioni ermetiche sottovuoto, il caffè (che si preparava con la classica caffettiera napoletana, prima dell'avvento della rivoluzionaria moka express) si comprava in grani in drogheria e lo si macinava a mano: attività generalmente riservata ai ragazzini i quali, ben felici di rendersi utili, si sedevano in un cantuccio, il macinino stretto tra le ginocchia, e giravano compunti la manovella, aspirando voluttuosamente l'aroma sprigionato dai chicchi di caffè...

Il tosta-caffè: la massiccia emigrazione verso il nuovo continente, avvenuta nel periodo tra le due guerre, ha fatto sì che quasi tutte le famiglie avessero qualche parente americano (i miei erano per lo più in Argentina e in California), che spesso portava o inviava in Italia sacchetti di caffè grezzo, che veniva tostato in casa, con l'uso di un cilindro posto su un supporto ed esposto alla fiamma della carbonella accesa (ma anche, con un supporto semplificato, delle prime cucine a gas). Ne esisteva anche un tipo verticale (una sorta di padella chiusa con una maniglia per agitare il caffè all'interno), al quale si riferisce l'immagine qui accanto.
La bombilla: un altro prodotto esotico che i parenti sudamericani ci fecero conoscere e apprezzare fu il mate (yerba mate in spagnolo), un infuso simile al the che si prepara in un contenitore fatto con una piccola zucca svuotata e si beve con la bombilla, una cannuccia metallica che porta all'estremità un filtro bucherellato per evitare di aspirare, assieme alla bevanda, le foglioline. Sono famose alcune foto di Ernesto Che Guevara che sorbisce il mate con la bombilla nelle foreste boliviane, durante le pause della sua attività di guerrigliero...
L'arcolaio (o dipanatoio): le nostre madri e le nostre nonne erano in genere abilissime nel lavorare a maglia, e confezionavano in continuazione maglioni e sciarpe per tutta la famiglia: la lana, comprata in matasse, doveva essere dipanata e riavvolta in forma di gomitolo per la successiva lavorazione.
La più rudimentale forma di dipanatore erano... i polsi delle mani!
Generalmente, al solito, era un bambino a tener tesa tra le braccia la matassa, mentre la madre avvolgeva rapidamente il gomitolo... Ma di gran lunga più comodo era l'uso di un arcolaio a pantografo, solitamente in legno, che sorreggeva la matassa durante lo svolgimento.
Lo scaldaletto: nelle case di un tempo, dove l'unica stanza riscaldata (dal camino o dalla stufa a legna) era la cucina, infilarsi in un letto gelido era un'esperienza – è il caso di dirlo! – da brivido. I più antichi scaldaletti erano piccoli bracieri chiusi dove si metteva carbonella, o sansa d'olive accesa, e che popolarmente erano chiamati preti; quelli che ho avuto modo di provare nell'infanzia erano bottiglie di rame con un tappo a vite, che si riempivano d'acqua bollente, si avvolgevano in un panno e s'infilavano tra le lenzuola per scaldarsi almeno i piedi...
Il lume a petrolio e la lampada ad acetilene: in molti paesi di montagna, abitati fino agli anni sessanta, la corrente elettrica non è mai giunta. Per farsi luce di notte si usavano i lumi a petrolio o le più efficienti lampade ad acetilene: si comprava in drogheria il carburo di calcio, un minerale biancastro dall'odore acre che a contatto con l'acqua sprigiona acetilene, un gas combustibile che brucia con una fiamma bianca e luminosissima; il carburo va posto nel recipiente inferiore, mentre quello superiore, avvitato su di esso, è riempito d'acqua, che tramite una valvola a spillo, comandata da un regolatore a vite, vien fatta gocciolare sul carburo; l'acetilene che si forma fuoriesce tramite un tubicino che termina in un ugello calibrato, e si accende con un fiammifero; l'intensità della fiamma viene regolata dall'apertura della valvolina, e ovviamente la lampada si spegne serrando a fondo il regolatore.
Il mortaio: questo è un attrezzo che molti amatori della gastronomia tradizionale usano ancora... In Liguria era d'obbligo per la preparazione del pesto: le foglioline di basilico erano poste nel mortaio di marmo con aglio e sale grosso, e laboriosamente frantumate col pestello di legno... ma oggi è per lo più un pezzo d'arredamento, che molti usano come soprammobile o portafiori... e il pesto lo si fa nel frullatore elettrico...
L'incudine da calzolaio: prima di buttare le scarpe, nelle frugali famiglie di un tempo, le si risuolavano più volte, sicché tra gli attrezzi di casa trovava normalmente posto anche un piccolo corredo da calzolaio: lesina, martello, chiodi e bullette, fogli di cuoio, incudine... quella che ricordo di aver visto usare a mio padre era simile a questa...
Il ferro da stiro: i modelli più arcaici avevano un contenitore dove si metteva brace di carbone accesa, e non ricordo di averli mai visti usare da nessun parente... mentre erano ancora in uso quelli di ghisa massiccia da scaldare sulla stufa: si usavano normalmente in coppia, o a gruppi di tre; il più caldo lo si usava per stirare mentre gli altri stavano posati sulla stufa accesa; quando il calore scemava lo si sostituiva con uno più caldo e così via, a rotazione...
Il pitale: eh, sì, c'era anche questo nelle gelide case di una volta, dove di solito le latrine erano all'esterno dell'abitazione, in un angolo del cortile o di un terrazzino... e andare a far pipì in pieno inverno poteva significare dover spalare la neve per un tratto di qualche metro... cosicché tutti custodivano il proprio vasino da notte sotto il letto...
Al giorno d'oggi in casa si trovano solo i vasini in plastica dei bimbi... e quello del nonno magari su un davanzale, ridotto a vaso da fiori...

Un saluto e un sorriso dal vostro 
Cosimo Piovasco di Rondò

martedì 31 luglio 2012

Ricominciare

(Nota a margine: Sto riflettendo che ho ritrovate davvero molte persone conosciute a suo tempo su Splinder, in appena due giorni di frequentazione di questa nuova piattaforma; persone che ho conosciute per la quasi totalità nella seconda parte della mia avventura blogghistica (e quasi nessuno va a leggere i primi post di un blog amico, magari risalenti a un paio d'anni prima).
Per questa ragione non mi faccio scrupolo di riproporre qualche intervento dei miei primi tempi su Splinder; e comincio con questa sorta di spiegazione del titolo del blog: titolo che da un lato allude alla mia abitudine di frequentare la blogosfera in ore notturne, ma non solo...
C'è anche un'altra allusione...)




A mezzanotte in punto
vanno gli artisti
vestiti d’Ottobre
in fila per due
su marciapiedi logori.

A mezzanotte in punto
tornano i miei pensieri
su un treno d'altrove
mai partito, mai arrivato.

A mezzanotte in punto
bevo whisky e ricordi
in calici di specchio
sturm und drang dentro gli occhi
e nel cuore castelli
di carta gualcita.

A mezzanotte in punto
vanno motociclette e amanti
traffico di amori e motori
per viali inconsueti.

A mezzanotte in punto
in tutti gli orologi
scaglie d'oro e corallo
ridono dodici volte.

A mezzanotte in punto, amore
il sole dei tuoi occhi
ancora non tramonta.

Chi per caso la conoscesse già mi perdonerà. Agli altri spero risulti gradita.
Un sorriso dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò