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mercoledì 15 agosto 2012

Revival XXXIV

Scherza coi fanti e lascia stare i Santi, si diceva una volta; nel video qui sotto i mitici Gufi dimostrano come sia possibile scherzare anche coi santi, quando non vengano meno il buon gusto e il rispetto. Ciò non impedì al quartetto milanese (come ricorda Nanni Svampa nell'introduzione) di beccarsi, nel clima bigotto e benpensante degli anni '60, una denuncia per vilipendio della religione, finita ovviamente nel nulla.
Sulla canzone Sant'Antonio allu desertu ho trovate, in rete, poche e frammentarie notizie: tutti sono concordi nel considerarla un canto popolare anonimo, chi dice abruzzese e chi pugliese; qualcuno addirittura napoletano, ma evidentemente sbagliando di grosso. Di sicuro è un'opera recente, non anteriore al secolo scorso, visto che vi si parla di farsi la permanente ai capelli... E mi sembra perlomeno strano che di una canzone del XX secolo non si conosca l'autore.
Merita forse ricordare che il Sant'Antonio di cui si parla non è, come alcuni erroneamente credono (ho trovato addirittura su un blog un vecchio post con la canzone riportata anche qui, pubblicato il 13 giugno in occasione della ricorrenza – sic!), il santo portoghese che svolse la sua opera a Padova nel XIII secolo, praticamente coetaneo di Francesco d'Assisi e festeggiato, per l'appunto, il 13 giugno; si tratta bensì di Sant'Antonio Abate, di quasi un millennio precedente, che visse da anacoreta nel deserto della Tebaide attorno al IV secolo e che – secondo la tradizione – fu per tutta la vita assediato e tormentato dal demonio (tema scherzosamente ripreso dalla canzone), del quale si celebra la ricorrenza il 17 gennaio.
Santo chiamato per l'appunto, nel linguaggio popopare, Sant'Antonio del deserto o anche Sant'Antonio del fuoco (da lui proviene il nome fuoco di Sant'Antonio per la malattia herpes zoster). In Lombardia lo chiamano anche Sant'Antoni del purcel sia per l'iconografia che lo raffigura spesso in compagnia di un maiale e che ne fa il protettore dei raccolti e degli animali domestici, sia perché la sua festa cade nel periodo tradizionalmente dedicato alla macellazione dei maiali.
Per concludere, quella che ho scelta non è la versione originale dei Gufi, ma una loro esibizione televisiva di una quindicina d'anni posteriore, in occasione di una reunion che li vide tornare a collaborare per un breve periodo (i Gufi si sciolsero ufficialmente nel 1969); ho trovato irresistibili le smorfie di Gianni Magni, lo scarno accompagnamento alla sola chitarra di Lino Patruno, con Magni e Brivio che fanno gli strumenti con la voce...


Buon ascolto dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

19 commenti:

  1. Ciao Cosimo.mi sono unita al tuo blog...se vuoi unisciti al mio ;)

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  2. Ciao, che regalo inaspettato questa chicca dei Gufi. Un amico molisano sosteneva che questa "canzone" era originaria del Molise e molto antica, hai brillantemente dimostrato che di così antico non c'è nulla e evidentemente anche le origini diventano molto dubbie. Grazie ancora di questo simpatico post, Felice serata.
    Antonella

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    1. Beh... nel post ipotizzo abruzzese o pugliese, e il Molise sta proprio in mezzo a queste due regioni, addirittura fino a una cinquantina d'anni fa Abruzzo e Molise erano considerati una regione unica.
      Quanto all'età del brano, è noto che i Gufi avevano l'abitudine di aggiornare all'attualità i testi delle canzoni popolari; nulla vieta di pensare che permanente e sigarette le abbiano aggiunte loro sulla base di un testo molto più antico.
      Sicché l'ipotesi del tuo amico molisano non è poi così campata per aria. Ma, come ripeto, non sono riuscito a trovare dati certi e attendibili, e non è mia abitudine sparar sentenze senza essere ragionevolmente sicuro di quel che dico, così mi sono tenuto sul vago.

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  3. http://ontanoverde.blogspot.it/2012/02/el-porco-de-santantonio-abate.html
    ciao!

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    1. Grazie, Renata! Il LINK al tuo post non è uscito correttamente, quindi lo inserisco io.
      E consiglio a tutti di andarlo a leggere, così come consiglio l'intero tuo blog, è una miniera di deliziose curiosità.
      Da te commento dopo, adesso è ora di cena :-).

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  4. Ero una bambina quando cantavano i Gufi e li avevo praticamente dimenticati, però, rivedendoli e riascoltandoli, eccoli sbucare dalla memoria, ricordare i loro volti e quei nomi, rimasti per anni in un cassettino della mente. Un bel ricordo e una bella canzone (la canzone no, non la ricordo proprio...)e anche a me piace questo accompagnamento fatto con la voce. Grazie per averci riproposto questa chicca!

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    1. Eh, sì, erano popolarissimi ma la loro carriera è durata poco, non più di cinque anni. Anche se secondo me hanno lasciate tracce indelebili nel panorama musicale e teatrale italiano.
      A quanto ne so, a parte il povero Gianni Magni, scomparso prematuramente a poco più di cinquant'anni nel '92 – e per ironia della sorte era il più giovane del gruppo! – sono ancora tutti in attività, anche se non più sotto la luce dei riflettori come un tempo, e quindi molti se li sono dimenticati: Nanni Svampa l'ho visto in teatro pochi anni fa, col suo repertorio di canzoni di Georges Brassens in milanese; un po' invecchiato e appesantito, ma con la stessa simpatica spontaneità di allora. Roberto Brivio vive a due passi da me, segue vari progetti (anche) di insegnamento in ambito musicale e teatrale (è un appassionato e grande esperto di operetta), e non disdegna di tanto in tanto amichevoli comparsate in qualche locale: pochi mesi fa ha tenuta un'applauditissima serata in un caffè letterario qui vicino, che anch'io frequento e dove mi sono esibito a mia volta in un paio di occasioni; purtroppo in quel periodo stavo male e non ho potuto assistere, mi è dispiaciuto. Di Lino Patruno non ho notizie recenti, ma so che – da eccellente jazzista qual è sempre stato – continua a suonare con una sua band riscuotendo notevole successo.
      E così invece di un commento ho fatto un altro post nel post... mi devo dare una regolata, mi devo...

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  5. Ciao Cosimo. Prima di tutto voglio scusarmi per aver ironizzato un pò nel mio blog sul "Piovasco"...sai fa così caldo che mi è uscita di getto. Non era certo mia intenzione prendermi gioco di te.
    Detto questo complimenti per il tuo blog e grazie per il video dei Gufi, a me li ha fatti conoscere una mia collega di Milano. Sono impagabili.
    Cosimo ti linko, ho deciso.

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    1. Ma figurati! Anch'io ho scherzato sul tuo nick, no?
      E poi ci sono abituato, mica sei la prima... e anche sul mio cognome vero hanno sempre fatte battute tutti quanti.
      Benvenuta, carissima, ti ho linkata anch'io...

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  6. Grazie per il tuffo nel passato i Gufi appartengono ai miei ricordi di bambina. Tu scrivi "...nel clima bigotto e benpensante degli anni '60, una denuncia per vilipendio della religione." Nel XXI secolo in Russia tre ragazze finiscono in galera per una canzone. Buon fine settimana, Annarita.

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    1. Eh, la Russia purtroppo una tradizione di intolleranza ce l'ha, a partire dagli zar fino a Stalin e ai democratici di oggi...
      Ma sugli anni '50/60 e sulla censura radiofonica e televisiva della RAI di Bernabei ci si potrebbero scrivere paginate di storie tragicomiche (che rilette oggi apparirebbero assurde), dalla concorrente di Lascia o raddoppia? Paola Bolognani, che era vietato riprendere di profilo perché troppo prosperosa (sic!) a Tognazzi e Vianello cacciati dalla TV per aver preso in giro l'allora presidente della Repubblica Giovanni Gronchi...

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  7. I "Gufi" non erano di casa, evidentemente perchè non me li ricordo affatto, mentre Nanni Svampa l'ho conosciuto qualche estate fa, quando ho trascorso una piacevole giornata in compagnia di amici dei miei genitori, tra cui un ottimo strimpellatore di chitarra. I testi mi facevano sorridere e poi ho scoperto essere tutte canzoni di Nanni...il caso vuole che l'anno sucessivo era in concerto a Rovetta, dove passaavo la mia settimana di vacanza estiva ed ho potuto godermelo a pieno...
    Adesso mi hai incuriosita...vado in rete a cercare i gufi.....ciao Cosimo.

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    1. Sei troppo giovane, Egle :-)... Quando si sciolsero eri appena nata, e non sono mai stati oggetto di particolari revival, tranne quello dell'80/81 da cui è tratto il video, che fu trasmesso da Antenna 3 Lombardia, una della prime emittenti TV private; e dato che tu sei lombarda e che all'epoca eri già grandicella, quello in effetti avresti potuto vederlo.
      In più, come detto sopra, i Gufi erano stracensurati, in radio passavano solo sulle radio libere come Radio Montecarlo, o sulle prime trasmissioni trasgressive della RAI, tipo Alto gradimento di Arbore e Boncompagni, in TV si videro pochissimo.
      In rete, invece, di notizie e video ne trovi quanti ne vuoi...

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  8. Buonasera Cosimo,
    grazie per aver ricordato i Gufi; ero piccola ma li ricordo benissimo, anche perchè mia zia era una loro sostenitrice sfegatata, li associo al periodo Gaber e Jannacci, anche se loro hanno avuto una carriera più lunga.
    Fare un tuffo nel passato "intelligente" non mi dispiace.

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    1. Benvenuta, Penelope!
      Sì, associ benissimo: Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, i Gufi, Walter Valdi, fanno tutti parte di quella prima generazione di cabarettisti nati al mitico Derby Club di Milano, che poco più avanti avrebbe lanciati altri nomi poi divenuti famosi come Massimo Boldi, Cochi e Renato, Diego Abatantuono, I Gatti di Vicolo Miracoli, Teo Teocoli e moltissimi altri.
      Di tuffi (spero sempre intelligenti, ma non sta a me dirlo) nel passato ne faccio parecchi, in questo blog; solo questa rubrica Revival è già giunta al 34° post, e non ho nessuna intenzione di fermarmi...

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  9. Ciao Cosimo!!
    Ho letto il post che mi hai indicato...e alcuni di quei libri li conosco,ma non ho mai avuto l'opportunità di leggerli!!

    Comunque si,sono un bel pò più piccolina di quello che credevi...ho 13 anni xD

    Ciaoo :)

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    1. Cavoli! Potresti essere mia nipote! :-)
      Comunque complimenti, a leggerti ti facevo più grandicella, mi sembri piuttosto matura per la tua età...

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  10. Beh ineffetti me lo dicono spesso...ti ringrazio tanto :)

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