
Regia: Robert Wiene
Interpreti: Friedrich Fehér, Werner Krauss, Konrad Veidt, Lil Dagover, Hans Heinrich von Twardowski
Soggetto e sceneggiatura: Hans Janowitz, Carl Mayer
Fotografia: Willy Hameister
Genere: drammatico-horror
Musica: Giuseppe Becce
La trama: seduti su una panchina, il giovane Franz (Fehér) e un anziano discorrono; il giovane racconta all'altro una storia allucinante che si snoda come un lungo flashback in pratica della durata di tutto il film: l'ambiguo dottor Caligari (Krauss) espone alla fiera del paese un fenomeno da baraccone, il sonnambulo Cesare (Veidt); svegliato dal suo sonno, Cesare è in grado di predire il futuro.
Una serie di misteriosi delitti si verifica in concomitanza con l'arrivo di Caligari; ad Alan (von Twardowski), amico di Franz, viene predetto da Cesare che morirà la mattina seguente, e la predizione puntualmente si avvera; la giovane Jane (Dagover), di cui sono innamorati sia Franz che Alan, viene rapita. Sarà Franz a convincere le forze dell'ordine che il colpevole di tutto è Caligari, che manovra Cesare a suo piacimento ordinandogli di commettere ogni tipo di delitto; braccato dalla polizia Caligari si rifugia in un manicomio, del quale si scopre essere il direttore.
Alla fine del lungo flashback viene rivelato allo spettatore che Franz, il suo interlocutore e i suoi amici, sono tutti ospiti del manicomio, e che la storia raccontata è un'allucinazione della sua mente malata; ma è davvero così o è il dottor Caligari che, riuscendo a farli passare per pazzi e internandoli, potrà proseguire indisturbato i suoi folli esperimenti?
Il commento: iniziatore ed emblema del cinema espressionista (secondo alcuni critici si tratterebbe dell'unico vero film espressionista in senso stretto), Il gabinetto del dottor Caligari è uno dei più alti esempi di suggestione visiva mai visti al cinema: la tecnica registica ancora rudimentale (lunghe riprese a macchina fissa, poco montaggio, insistiti primi piani, dissolvenze a diaframma), lungi dall'appiattirlo, gli comunica invece un senso di claustrofobica e angosciosa allucinazione; così la recitazione (tipicamente teatrale), il pesante trucco degli interpreti e le incredibili scenografie, dove nulla (dalle case alle strade agli oggetti di uso comune come sedie e tavoli) ha un aspetto normale: l'arredamento degli interni sembra preso dai quadri di De Chirico o di Dalí; all'esterno, vie contorte e zigzaganti che si trasformano sovente in vicoli ciechi, case dalle architetture impossibili e volutamente artificiose, tutto contribuisce a rendere con sorprendente efficacia l'atmosfera di disturbo mentale nel quale la narrazione è immersa.
Curiosità: si dice che la prima scelta della produzione per la regia di questo film fosse quella di Fritz Lang, che era però impegnato altrove nel periodo in cui si sarebbe dovuto girare.
Anche se le musiche originali furono composte dall'italiano Giuseppe Becce (il film è ovviamente muto, data l'epoca), esistono varie versioni di musiche successive composte appositamente per questo film; in particolare dal 2006 il duo Enklave Elektronica porta in scena una colonna sonora dal vivo eseguita durante le proiezioni.
Nel film italiano Il secondo tragico Fantozzi, Fantozzi/Villaggio ottiene il suo posto di lavoro producendosi in uno sperticato (ed evidentemente imparato a memoria) elogio di questo film e dell'espressionismo tedesco in generale durante il colloquio di assunzione con un direttore patito di cinema.
Una serie di misteriosi delitti si verifica in concomitanza con l'arrivo di Caligari; ad Alan (von Twardowski), amico di Franz, viene predetto da Cesare che morirà la mattina seguente, e la predizione puntualmente si avvera; la giovane Jane (Dagover), di cui sono innamorati sia Franz che Alan, viene rapita. Sarà Franz a convincere le forze dell'ordine che il colpevole di tutto è Caligari, che manovra Cesare a suo piacimento ordinandogli di commettere ogni tipo di delitto; braccato dalla polizia Caligari si rifugia in un manicomio, del quale si scopre essere il direttore.
Alla fine del lungo flashback viene rivelato allo spettatore che Franz, il suo interlocutore e i suoi amici, sono tutti ospiti del manicomio, e che la storia raccontata è un'allucinazione della sua mente malata; ma è davvero così o è il dottor Caligari che, riuscendo a farli passare per pazzi e internandoli, potrà proseguire indisturbato i suoi folli esperimenti?
Il commento: iniziatore ed emblema del cinema espressionista (secondo alcuni critici si tratterebbe dell'unico vero film espressionista in senso stretto), Il gabinetto del dottor Caligari è uno dei più alti esempi di suggestione visiva mai visti al cinema: la tecnica registica ancora rudimentale (lunghe riprese a macchina fissa, poco montaggio, insistiti primi piani, dissolvenze a diaframma), lungi dall'appiattirlo, gli comunica invece un senso di claustrofobica e angosciosa allucinazione; così la recitazione (tipicamente teatrale), il pesante trucco degli interpreti e le incredibili scenografie, dove nulla (dalle case alle strade agli oggetti di uso comune come sedie e tavoli) ha un aspetto normale: l'arredamento degli interni sembra preso dai quadri di De Chirico o di Dalí; all'esterno, vie contorte e zigzaganti che si trasformano sovente in vicoli ciechi, case dalle architetture impossibili e volutamente artificiose, tutto contribuisce a rendere con sorprendente efficacia l'atmosfera di disturbo mentale nel quale la narrazione è immersa.
Curiosità: si dice che la prima scelta della produzione per la regia di questo film fosse quella di Fritz Lang, che era però impegnato altrove nel periodo in cui si sarebbe dovuto girare.
Anche se le musiche originali furono composte dall'italiano Giuseppe Becce (il film è ovviamente muto, data l'epoca), esistono varie versioni di musiche successive composte appositamente per questo film; in particolare dal 2006 il duo Enklave Elektronica porta in scena una colonna sonora dal vivo eseguita durante le proiezioni.
Nel film italiano Il secondo tragico Fantozzi, Fantozzi/Villaggio ottiene il suo posto di lavoro producendosi in uno sperticato (ed evidentemente imparato a memoria) elogio di questo film e dell'espressionismo tedesco in generale durante il colloquio di assunzione con un direttore patito di cinema.
Un saluto dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò
Un film per amatori, sembrerebbe.
RispondiEliminaQuello che hai scritto a proposito della sceneggiatura, le riprese a macchina fissa, il trucco pesante, ecc. mi hanno talmente incuriosita che sono andata a vedermi un video su YouYube. Affascinante. Mi ha ricordato le opere di Ernst Ludwig Kirchner.
Sì, anche la critica cita spesso Kirchner – a sua volta considerato appartenente all'espressionismo – come ispiratore delle scenografie.
EliminaCi si potrebbe vedere anche qualcosa di Escher, se non fosse che le opere di Escher sono praticamente tutte posteriori al film...
Su YouTube ci sono vari video con il film completo, mi sembra praticamente tutte della versione del 1996 della Film Preservation Associates, con le musiche di Timothy Brock e didascalie in inglese (qualcuna anche con sottotitoli in italiano).
Io ebbi la fortuna di vederlo qualche anno fa in un cineforum di Sesto San Giovanni, con l'accompagnamento dal vivo degli Enklave Elektronica; esperienza assolutamente emozionante. Mi sembra (ma non sono sicurissimo) che le didascalie fossero in tedesco, probabilmente le originali, con sottotitoli italiani in sovrimpressione.
Farò mia la curiosità di Ambra, andrò su You Tube a sbirciare,; ignoravo l'esistenza di questo film, grazie per avermelo fatto conoscere.
RispondiEliminaIn effetti è un film irrinunciabile per ogni appassionato di cinema. Lieto di avertelo fatto conoscere.
EliminaBellissimo, surreale! A dire il vero mi ha inquietato, ne ho percepito un misto di mistero e fascino. Mitiche le inquadrature, come i volti degli interpreti espressivamente truccati. E che dire della musica che sottolinea e accompagna questo muto, la parola serve a poco.
EliminaGrazie Cosimo di avermi svelato un vero capolavoro, la definirei una chicca senza tempo.
Sono particolarmente felice quando ricevo commenti di questo genere :-D...
EliminaCosimo, tu che spesso ci proponi films datati, mi potresti dare una "dritta"? Anni fa ebbi l'occasione di vedere, ad un Cineforum, un fil molto bello (non in italiano). Dies irae, credo fosse danese. Pur nella difficoltà si percepiva benissimo lo stato della Donna schiava delle convenzioni e succube di una suocera tremenda, madre padrona di un pastore protestante. Mi garberebbe trovarlo se possibile in lingua italiana, su youtube c'è ... in lingua originale. Buonanotte Carissimo.
RispondiEliminaSì, è danese ed è considerato tra i capolavori di Carl Theodor Dreyer, regista solenne e intenso come pochi, che purtroppo conosco pochissimo; credo di aver visto solo Ordet di suo, gran bel film anche quello.
EliminaChe intendi per dritta, come trovare il film in rete?
Guarda, dopo la chiusura di Megavideo sono un po' in difficoltà anch'io nelle ricerche; in italiano non l'ho trovato da nessuna parte, su YouTube, a questo link, l'ho trovato solo a pezzi e in lingua originale, però coi sottotitoli in inglese. Se ti accontenti...
Infatti su You Tube l'ho trovato. Peccato. Grazie!
EliminaAngosciante, ma decisamente interrssante! non ne sapevo nulla e mi andró a documentare. Ciao Cosimo!
RispondiEliminaUn salutone a te, carissima.
EliminaSono andata anch'io a vederlo su youtube. Decisamente inquietante, così come la musica che accompagna le immagini. Proprio in questi giorni ho spiegato agli alunni che, quando la musica sottolinea le sequenze visive, amplificando l'emozione già suscitata da esse, si parla di "suoni subordinati alle immagini", molto usati soprattutto nel caso dei films muti.
RispondiEliminaDovresti sentire l'accompagnamento dal vivo degli Enklave Elektronica. Da brivido!
EliminaPer fortuna a Roma ci sono dei cinema d'essais e le videoteche.
RispondiEliminaE' un film essenziale, emozionante ancor oggi. Grazie della segnalazione.
sherazadepanecinema
Sì, per fortuna qualche cinema d'essai sopravvive ancora, purtroppo pochi.
EliminaE per fortuna, aggiungerei io, che su YouTube o altri siti specializzati, con un po' di pazienza, si possano pescare cose altrimenti introvabili...
Buonasera messer Cosimo :-) sono tornata e sono felice di deliziarmi di nuovo dei tuoi bei pensieri.. Buonanotte e un abbraccio
RispondiEliminaIl piacere è tutto mio, carissima. Passerò quanto prima a trovarti, mi mancavi...
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